“Rifiuti: la soluzione che non c’è” – Raffaele Cantone, su Il Mattino di Napoli, ed. naz. di sabato 14 luglio 2012

Nella giornata di ieri “Il Mattino” ha dedicato un ampio servizio, con due intere pagine, al riapparire in vari quartieri, non solo periferici, della città di cumuli di rifiuti che tracimavano dai cassonetti in tutti gli orari della giornata.
E’ bene dirlo subito: siamo lontanissimi da ben altre fotografie della città che ricordiamo vividamente e che risalgono a poco più di un anno fa; non c’è nessuna emergenza preoccupante in atto e bisogna riconoscere all’amministrazione cittadina di avere superato il momento più difficile anche riuscendo, al di là degli steccati ideologici, a creare un proficuo canale di dialogo con la Provincia e la Regione che pure hanno fatto la loro parte.
Ciò detto, e sentendomi anche di condividere pienamente la denuncia di de Magistris sulla strumentalizzazione ed esagerazione mediatica di chi vuol mostrare, in spregio alla realtà, in questi stessi giorni una città totalmente invasa dagli scarafaggi rossi usciti dalle fogne (quantomeno per non essere personalmente riuscito, nelle mie pur brevi passeggiate, ad avvistarne nemmeno uno), credo, invece, che sarebbe riduttivo spiegare i fatti denunciati dal Mattino, in modo preciso e puntuale (con tanto di servizi fotografici), come conseguenza di meri disservizi che al più incidono sul decoro di singole specifiche aree urbane.
E’ vero che l’inciviltà e le cattive abitudini di alcuni cittadini e, purtroppo, di numerosi operatori commerciali che non rispettano orari e regole concorrono a causare ciò che accade, ma è anche innegabile che il sistema che ha consentito di raggiungere l’obiettivo di uscire dall’emergenza è fondato su equilibri così instabili e precari da rendere probabile il ripetersi, con il rischio di comicizzarsi, i disservizi di questi giorni.
Pur sapendo di apparire ripetitivo, è bene ricordare che il piano proposto all’Europa, che dovrebbe consentire di uscire definitivamente dall’emergenza e di evitare le sanzioni, non sta facendo passi avanti significativi.
In provincia di Napoli non si è individuato nemmeno un sito per una discarica (rispetto alle tante promesse all’Europa!), dopo l’abbandono dell’inopportuna idea di utilizzare in tal senso Cava Castagnaro di Quarto; anzi il commissario Vardè cui era stato dato questo improbo compito, è stato destinato, immagino con suo sommo piacere, ad altro incarico.
Dei nuovi termovalorizzatori si continua soltanto a parlare, ma non è chiaro nemmeno più quanti se ne faranno e dove saranno collocati.
Degli impianti di compostaggio, sempre annunciati come imminenti, nemmeno uno è ancora pronto ed operativo.
E il puntare il tutto, come alternativa, sulla raccolta differenziata si sta rivelando alquanto illusorio; malgrado l’innegabile impegno, le percentuali di essa obiettivamente sono aumentate in città e provincia ma non sfiorano nemmeno le percentuali sperate, anche perchè i fondi necessari per incentivarla dipendono dal governo, le cui condizioni di difficoltà economica sono note a tutti.
Il sistema in questo momento regge grazie soprattutto ai tarsferimenti fuori regione e all’estero, oltre che a quanto riesce a bruciare l’impianto di Acerra; bastano, quindi, minimi intoppi (e le controversie recenti con l’Olanda dimostrano come sia del tutto probabile che accadano), per rimettere in discussione l’equilibrio faticosamente raggiunto.

Gricignano di Aversa – Via Casolla
06.07.2012 ore 20:45 Vincenzo Viglione Photographer

Ed allora il vero obiettivo non è quello di procastinare soluzioni provvisorie, ma, una volta e per tutte, costruire un ciclo dei rifiuti che ci renda autosufficienti come regione e come provincia.
Per far ciò bisogna avere il coraggio di sciogliere i nodi e dire con chiarezza quello che si intende fare nel prossimo futuro, non rinviando a improbabili palliativi che non risolvono, ma rinviano soltanto il problema.
La soluzione definitiva del problema, oltre a evitare emergenze sanitarie e ambientali, avrebbe un altro importante pregio: aiuterebbe il ripristino della legalità e renderebbe più difficile l’infiltrazione delle sempre attive imprese camorristiche, soprattutto in provincia.
La gestione con logiche non di sistema, emergenziali o comunque extraordinem abbassa, infatti, il sistema dei controlli e evita di indagare approfonditamente su chi materialmente si offre di risolvere il problema del momento; siamo davvero certi, ad esempio, che da qui a poco non si scopra tra i trasportatori che stanno portando i rifiuti fuori regione la presenza di ditte legate ai clan?
E l’esigenza di evitare infiltrazioni diventa ancora più pressante, se si pensa a quanto sta emergendo da un reportage giornalistico di questi giorni del giornale dei vescovi italiani, l’Avvenire, sul riemergere del fenomeno dello smaltimento illegale dei rifiuti, soprattutto attraverso l’incendio in quella fascia della provincia divenuta tristemente famosa come la “terra dei fuochi”.