“Meno leggi speciali, più fondi alla polizia” – Raffaele Cantone, ne “L’analisi”, su Il Mattino di Napoli, ed. naz. di mercoledì 19 ottobre 2011

Dopo i gravissimi episodi di vera e propria guerriglia di sabato a Roma si è aperto nel mondo politico un dibattito sulla necessità di un intervento legislativo per introdurre misure preventive contro il possibile ripetersi di violenze così eclatanti.
Si è proposto da parte di uno degli esponenti dell’opposizione, l’on. Di Pietro, di ripristinare la legge cosiddetta Reale e l’idea è stata sostanzialmente raccolta dal ministro dell’Interno Maroni, anche nell’intervento al Senato di ieri pomeriggio; in senso diverso si sono, però, espressi altri esponenti dell’opposizione ed anche il ministro della Giustizia, Palma.

Di Pietro ha anche precisato a quali misure pensa e cioè alla reintroduzione del fermo di polizia (e cioè del trattenimento provvisorio in caserma di soggetti non indiziati di reati ma sospettati di poterli commettere!), dell’arresto anche fuori flagranza, della previsione di ulteriori casi di giudizi per direttissima ed all’inasprimento delle pene per reati commessi durante manifestazioni.
Da parte di altri esponenti governativi si è parlato anche di estendere il cosiddetto DASPO (acronimo che indica il divieto di accedere a manifestazioni sportive) valido per i teppisti da stadio per impedire di partecipare alle manifestazioni coloro che in altre avevano tenuto comportamenti violenti.
Se è giusto attendere per fare una valutazione più precisa quando dalle parole si passerà ad un articolato legislativo, già in questa fase è legittimo esprimere un’idea sull’opportunità di un (ennesimo) intervento in materia di sicurezza.
Ed il giudizio è decisamente negativo, sia perchè preoccupa già il solo fatto di voler richiamare in vita una legge come quella Reale, una normativa emergenziale utilizzata nei peggiori anni dell’attacco terroristico e molto limitativa dei diritti di libertà individuale, sia perchè le leggi sull’onda dell’emergenza servono davvero a poco, se non a mandare messaggi rassicuranti ad una preoccupata opinione pubblica.
Ma per capire le ragioni della contrarietà bisogna partire dai fatti romani, perchè è su quelli che si può verificare la necessità di ulteriori disposizioni.
Per parlare di essi, però, sono necessarie due premesse che sgombrino il campo da possibili equivoci; fino a prova contraria resta ipotesi da dietrologi che gli scontri possano essere stati fomentati da infiltrati e/o provocatori esterni, anche legati alle istituzioni; essi, invece, paiono ascrivibili ad una frangia estrema di quel mondo genericamente indicato come “antagonista”; inoltre, va espresso senza titubanze massimo apprezzamento per l’operato delle forze dell’ordine presenti in strada; se fosse in mio potere consegnerei a tutti un’onorificenza per l’impegno profuso!
Ciò detto, però, restano non pochi dubbi sulla strategia utilizzata per far fronte ad incidenti a dir poco annunciati.

Ed in particolare, esprimendo le titubanze con alcune fra le domande che sorgono spontanee, ci si chiede, ad esempio, come sia possibile che proprio a piazza San Giovanni, epicentro della manifestazione, fossero presenti non molti uomini delle forze dell’ordine tanto da non aver impedito che un pò di delinquenti avesse il tempo di bruciare un blindato dei carabinieri?
E’ vero, quanto riportato in un’intervista di un poliziotto su alcuni quotidiani, che molte squadre erano formate da personale con età al di sopra dei 50 anni?
E come avrebbero potuto – come ammesso dallo stesso intervistato – costoro competere poprio sul piano fisico con ragazzi giovanissimi?
Se è vero che gli incidenti erano stati pianificati, e persino erano state nascoste armi in punti strategici del percorso della manifestazione, perchè non è stato controllato preventivamente il percorso?
Ed infine i due interrogativi più inquietanti: se, come pure sembra accertato, i teppisti erano andati “a scuola” dagli omologhi “colleghi” che operano in Val di Susa o in Grecia, perchè i nostri servizi di sicurezza non ne sapevano nulla?
E perchè, solo giorni dopo gli scontri sono state effettuate perquisizioni negli ambienti anarco-insurrezionalisti e non si è proceduto prima di sabato?
Le risposte possibili alle domande, alcune dal sapore chiaramente retorico, dimostrano chiaramente come non sia necessario introdurre norme eccezionali, fra l’altro di dubbia costituzionalità perchè limitative della libertà personale anche senza controllo giudiziario; non è, in sostanza, un problema di leggi, ma di bontà e capacità nella pianificazione delle attività preventive e soprattutto di necessità di acquisire tante informazioni sui movimenti antagonisti, utili al momento opportuno.
E c’è anche un ultimo aspetto ineludibile; è da giorni che le forze di polizia, anche loro manifestando per strada, esprimono la loro indignazione per i tagli di bilancio contenuti nelle norme di assestamento al bilancio (circa 60 milioni!); non ha senso alcuno, introdurre nuove norme quando mancano le risorse anche per le attività ordinarie.
Un sistema che stenta ad operare nella fisiologia non si trasforma certo – per magia – in superefficiente sol perchè viene emanata qualche nuova disposizione!
Del resto i precedenti non sono incoraggianti; leggi eccezionali e ultra restrittive, come quelle varate in materia di immigrazione, hanno dimostrato di essere utili forse sul piano della comunicazione, anche elettorale, ma non di essere affatto in grado di impedire l’arrivo della marea di migranti sulle coste italiane.