“Il peso delle parole in terra di Gomorra” – Raffaele Cantone, in Riflessioni, su Il Mattino di Napoli, ed. naz. di domenica 12 febbraio 2012

L’ordinanza cautelare che ha raggiunto il sindaco di Casapesenna, ingegnere Fortunato Zagaria per il delitto di violenza privata aggravata dal metodo mafioso in concorso con il più ben noto e solo omonimo Michele, racconta una storia per più aspetti paradigmatica, a prescindere dai profili penali e fatto salvo l’irrinunciabile principio di presunzione di non colpevolezza. La riassumo saccheggiando a piene mani i documentati articoli di Rosaria Capacchione apparsi ieri sul Mattino.
L’ingegnere Zagaria è stato già per due consiliature sindaco eletto con il centrodestra del piccolo comune casertano divenuto noto alle cronache come patria e luogo in cui è stato arrestato il latitante Michele Zagaria.
Nel 2003, nel corso di un’indagine che riguardava il clan, era stato ascoltato in diretta dal Ros l’impegno degli uomini del boss a favore di molti candidati (da essi definiti come i propri “cavallucci”), della lista che sosteneva l’ingegnere, giunti tutti vittoriosamente al traguardo.
Le indiscusse interferenze nella campagna elettorale non furono ritenute sufficienti a far sciogliere il consiglio comunale, in mancanza della prova di specifici atti di interferenza del clan nell’attività amministrativa; l’ingegnere finì regolarmente il secondo mandato e, non potendosi per legge più ricandidare, divenne vicesindaco di un giovane avvocato, Giovanni Zara, eletto sempre con il centro destra.
Zara, nel suo brevissimo mandato durato meno di un anno, ha più volte, in pubblico e sui media, tuonato contro la camorra (era il periodo che il gruppo Setola ammazzava a tutto spiano) e persino pronunciato – incautamente! – il nome di Zagaria, non però facendo riferimento al suo secondo, ma all’innominabile vero padrone del paese.
Secondo le indagini, l’ingegnere, a quel punto, avrebbe minacciato, per conto del latitante, Zara rappresentandogli che affermazioni di quel tenore non erano accettabili e non sarebbero state più tollerate; la maggiornaza consiliare, da parte sua, aveva subito sfiduciato il neo sindaco, imponendo nuove consultazioni. L’ingegnere, pure avendo aderito al Pdl, si era ricandidato sindaco con l’appoggio anche del Pd e, una volta eletto, aveva nominato suo vice l’esponente locale di vertice di questo partito; con la fascia tricolore ancora addosso è stato tratto l’altro ieri in arresto.

Tre almeno mi sembrano i profili di maggiore interesse della vicenda.
Il primo riguarda il precedente mancato scioglimento del consiglio; se l’elezione dei “cavallucci” fosse stata ritenuta, come in altre occasioni era stato fatto, prova dei collegamenti tra amministratori e criminalità (è questo il requisito richiesto dalla norma), ci saremmo risparmiati la non edificante scena dell’arresto di un primo cittadino. Negli ultimi anni, invece, si è spesso optato per interpretazioni troppo restrittive dei presupposti previsti dalla legge sullo scioglimento e ciò perchè – come avevo detto casualmente proprio qualche giorno fa, in una trasmissione televisiva – si avvertono al Sud resistenze forti della politica a provvedimenti di quel tipo. Nel ribadire, anche con forza dei fatti, quella considerazione – che non voleva essere un’accusa contro nessuno ma, al più, un auspicio per un’applicazione più rigorosa della normativa – ne aggiungo un’altra: lo scioglimento dei consigli comunali, istituto voluto fortemente da Giovanni Falcone che ne capì l’importanza strategica, ha l’obiettivo di bonificare gli organi amministrativi infiltrati, prima e a prescindere dai provvedimenti giudiziari di condanna, non necessitando di prove di colpevolezza ma elementi probatori ben diversi. E non è necessario essere Cassandra o il maghetto Harry Potter, ma semplici ed attenti lettori di giornali, per pronosticare come ben possibile il rischio di ulteriori episodi, proprio come quello di Casapesenna.
La seconda considerazione attiene al ruolo della politica.
Nei piccoli comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, dove si vota con il maggioritario secco, capitano spesso, per ragioni di interesse locale, coalizioni anomale.
Casapesenna, però, non è un comune qualsiasi, ma, proprio per la presenza forte del clan, ha un rilevante valore simbolico. Ad oggi nessuno ha dato spiegazioni circa questa maggioranza di salute pubblica; sarebbe, invece, auspicabile per i cittadini (non solo campani) conoscere queste ragioni e soprattutto capire chi ha “benedetto” questo interessantissimo laboratorio politico, nato non certo per sostenere la rielezione del giovane e coraggioso sindaco (messo, invece, velocemente in disparte dai partiti), che parlava in modo scomodo.
A quest’ultima frase si collega la terza considerazione.
Zara – al quale, per quel che può valere, va tutta la mia ammirazione e solidarietà – si era limitato, nel suo brevissimo periodo di sindacatura, a dire parole forti ed a preannunciare conseguenti comportamenti di rottura (ad esempio l’abbattimento degli edifici abusivi).
Era già avvenuto in quel comune con un altro ingegnere, di ben altra tempra rispetto a Zagaria: Antonio Cangiano.
Assessore e vicesindaco, nel 1988 fu gambizzato ed è rimasto sulla sedia a rotelle fino alla morte, sol perchè aveva predicato e preannunciato trasparenza negli appalti a Casapesenna.

In certe terre, malgrado ciò che pensano improvvisati esperti dell’Antimafia, le parole continuano ad avere un peso enorme; pronunciarle può portare conseguenze impreviste ed imprevedibili, perchè la camorra vuol mantenere il controllo ferreo su tutto, non solo su appalti e affari, ma anche su idee e pensieri.

“I voti dei Casalesi al consigliere regionale” – Raffaele Cantone, su Il Mattino di Napoli, ed. naz. di mercoledì 16 novembre 2011

Tre notizie degli ultimi giorni, da leggersi in modo necessariamente unitario, meritano una breve riflessione.
Seguendo l’ordine temporale, quattro giorni fa la polizia di Caserta ha scoperto un vero e proprio arsenale a casa di un piccolo pregiudicato di San Cipriano d’Aversa, che le fonti investigative considerano vicino al latitante, da oltre 15 anni, Michele Zagaria.
Armi da guerra, in grado di essere utilizzate immediatamente e con una potenza di fuoco impressionante: capaci cioè di penetrare anche le lamiere super rinforzate delle auto blindate.
Quelle armi erano state nascoste in un’intercapedine di un muro solo pochi giorni prima, come rendeva evidente l’intonaco ancora fresco.
Due giorni fa l’esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Napoli su richiesta della locale DDA che ha colpito esponenti di primo piano del clan dei Casalesi (fra cui un figlio di Schiavone Francesco detto Sandokan), del clan Mallardo della zona nord di Napoli, e della mafia siciliana fra cui un familiare del noto capo della cupola Totò Riina.

Il provvedimento restrittivo, come riportato dalla stampa quasi soltanto napoletana, ricostruisce il meccanismo di controllo – grazie ad una vera e propria joint venture tra mafia e camorra – del sistema dei trasporti su gomma dei prodotti ortofrutticoli che, dalla Sicilia e da altre zone del Sud, vengono portati al più grosso mercato dell’Italia centro meridionale di Fondi, mercato, fra l’altro, su cui da anni sono forti gli allarmi degli inquirenti di infiltrazioni della criminalità mafiosa, ndranghetista e camorrista.
Ieri, infine, l’episodio più grave ed eclatante, l’esecuzione di un’altra ordinanza cautelare sempre del Gip napoletano, su richiesta della DDA, che ha portato in carcere alcuni imprenditori e soprattutto un consigliere regionale in carica (e clamorosa ironia della sorte, membro della commissione regionale anticamorra!), già sindaco fino al 2009 di uno dei comuni dell’agro aversano su cui è forte la penetrazione camorristica e cioè Villa Literno. Al politico, già esponente di peso del PD casertano, primo eletto nel suo collegio con tantissime preferenze, autosospesosi dal partito alcuni mesi fa quando emersero notizie di un suo coinvolgimento in indagini della DDA, sono contestati i delitti di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio aggravato dalle finalità mafiose e corruzione.
In uno dei capi di imputazione si può leggere (senza nulla aggiungere a commento!), che “il politico avrebbe assicurato al clan l’assegnazione di appalti e commesse ad imprese di gradimento del clan in cambio del predetto sostegno elettorale, di una parte della quota in denaro che la medesima impresa di volta in volta avrebbe assicurato al clan, nonchè di una relativa “pace” sul territorio relativamente alle richieste estorsive che comunemente il clan effettuava”.
Nel provvedimento cautelare – che è bene ricordare non rappresenta una sentenza di condanna, per cui il consigliere regionale potrà dimostrare la sua estraneità totale ai fatti – ci sono anche altri episodi, allo stato non oggetto di contestazione penale, ma a dir poco inquietanti. Riguardano il sindaco ancora in carica in uno dei comuni, pure simbolo del potere dei Casalesi, ed i suoi rapporti, sempre riferiti ad appalti e commesse, con esponenti di primo piano del potente sodalizio.
I tre fatti dimostrano in modo inconfutabile come la camorra resti forte sul piano militare (ha la disponibilità di armi micidiali), come continui a gestire attività economiche lucrose e fondamentali per la vita dei cittadini (riesce a monopolizzare il sistema di trasporto di prodotti alimentari) e come condizioni la vita delle amministrazioni locali, giungendo ad influenzarne l’attività, attraverso anche l’elezione di esponenti di vari colori politici, purchè disponibili ai loro desiderata.
Ed allora, si potrebbe dire, quale è la novità?
Nessuna, si dovrebbe, purtroppo, rispondere, aggiungendovi, però, una considerazione amara, mutuata da una durissima ed efficace intervista, apparsa su Il Mattino di qualche giorno, del procuratore aggiunto di Napoli Dda, Federico Cafiero de Raho; la lotta alla camorra è scomparsa dai temi di interesse nazionale, dandosi, da parte di qualcuno, per scontato troppo frettolosamente che i risultati investigativi ed i tanti arresti ne avessero minato la forza.
L’argomento è del tutto obnubilato e soppiantato dall’attenzione ormai a senso unico per la crisi economica, per lo spread e per il prezzo dei BTP decennali.

E si tratta di un errore strategico, perchè mai come in questi periodi di crisi e di trapasso politico le mafie sono capaci di incunearsi, di far sentire la propria voce e di cercare di “trattare” un proprio ruolo nel sistema che si andrà a creare. E non si tratat di preoccupazioni senza fondamento, visto quanto accaduto nel delicatissimo periodo 92-93!
Del resto sono loro, le mafie, ad avere enormi disponibilità economiche, utilissime per spregiudicate imprese in crisi, ad avere il controllo anche militare del territorio e la capacità di dirigere a destra o manca pacchetti di voti, forse fondamentali per spostare futuri equilibri e maggioranze. E si tratta di un errore clamoroso anche perchè le mafie – ed il sistema di illegalità che attorno ad esse fisiologicamente impera – rappresentano un ostacolo insormontabile per investimenti stranieri ed uno sviluppo economico vero e duraturo; finchè ci saranno loro su molti territori non solo meridionali, resterà l’arretratezza che favorisce quella parte dell’imprenditoria collusa e parassitaria e della politica disponibile ad accordi e scambi.

Raffaele Cantone, alla Festa Provinciale della Legalità. Giugliano in Campania (Na), venerdì 7 ottobre 2011.

Venerdì 7 ottobre 2011, ore 18.00,  piazza Matteotti, Giugliano in Campania (Na).
Per la Festa provinciale della Legalità, organizzata dal partito democratico, si discuterà del tema “Trasparenza ed enti pubblici. Le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia e negli appalti”. Insieme all’On. Andrea Orlando (commissione giustizia) ed alla prof. Teresa Bene (II Università degli Studi di Napoli), interverrà il Dott. Raffaele Cantone.

Il nostro Movimento giuglianese “Contro le mafie”, sarà presente con un contributo, attraverso la voce di uno dei suoi membri: Eliana Iuorio.

Giovedì 15 settembre 2011: a Modena, si discute di “Etica e Politica”. Raffaele Cantone e Rosy Bindi, intervistati da Stefano Menichini, direttore di Europa.

Come cittadino, mi sento di dire questo, che dalla politica ci si aspetta un’assunzione di responsabilità; i candidati, debbono essere scelti con grande attenzione e ogni tanto, vorremmo (da cittadini), sapere alla fine chi li ha candidati, “certi soggetti”: in modo che qualcuno debba essere chiamato a risponderne – se non penalmente, ovviamente – politicamente.

Così, Raffaele Cantone, a Caserta, nel marzo scorso, durante un incontro seguitissimo, alla presenza del presidente del Pd: On. Rosy Bindi.

A distanza di sei mesi, invitato ad intervenire sul rapporto tra“Etica e Politica”, il Dott. Cantone sarà a Modena, giovedì 15 settembre.
Per un dibattito (organizzato nell’ambito della festa nazionale del Pd dedicata alla scuola), che immaginiamo già denso di significato e carico di forza, il Magistrato incontrerà nuovamente l’On. Bindi, alle 21.00, presso il Palaconad (area di Ponte Alto).
Al Direttore del quotidiano “Europa”, Stefano Menichini, la moderazione del convegno, nella forma dell’intervista. 

(Foto di Rocco Sessa, per Napolinord.it).

“Cantone attacca i trasformisti”. Il Magistrato anticamorra intervistato da Conchita Sannino per “la Repubblica”, in Cronaca Napoli: lunedì 9 maggio 2011.

Una legge speciale per Napoli? <<Inutile, e rischiosa>>.
La sfida al Comune, dove in tanti vedevano lei, seduto sulla poltrona di sindaco? <<Può essere una svolta, c’è la società civile in campo. Per paradosso, de Magistris è l’unico politico>>.
Liste inquinate? <<I casi gravi nel Pdl, ma nelle municipalità ce n’è per tutti. Alla fine, nessuno rinuncia a quei voti>>.
E la bordata è per il manifesto della sinistra pro-Lettieri: <<Non mi piace, e non lo capisco>>.

Raffaele Cantone, ex pm antimafia, a lungo corteggiato come candidato del centrosinistra, torna a riflettere sul futuro della città col suo stile misurato, ma con fermezza. L’occasione è un incontro, domani al Teatro Nuovo, sulla politica per la sicurezza, intitolato “Da Pollica a Scampìa”, cui partecipa anche il capolista del Pd, Umberto De Gregorio.

Cantone, torna sulla scena pubblica a parlare di politica?
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Quando una libera associazione mi invita a riflettere su temi che interrogano un magistrato, non rinuncio all’interlocuzione serena e costruttiva. E il fatto che partecipi un candidato, proveniente dalla società civile come De Gregorio, per me non è certo un ostacolo. Parleremo della sicurezza urbana, insieme con il vicesindaco di Pollica, dove fu ucciso il primo cittadino Vassallo. Punterò l’attenzione sugli strumenti di cui dispone il Comune, perchè non è vero che un sindaco non può nulla. Parlerò del potenziamento, dell’impiego strategico della Polizia Municipale, dell’ordine pubblico e della sinergìa con le Forze dell’Ordine>>.

De Magistris è stato magistrato d’assalto, prima di diventare politico. Come valuta la corsa dell’ex collega?
<<Ribalto la questione. Questa tornata offre una possibilità di svolta: i quattro che si giocano la partita vengono dalla città. L’unico politico è Luigi che, per avere il primato del nuovo, nel suo stile irruente, attacca Morcone. Ma questo appartiene alle legittime strategìe personali>>.

A proposito di strategìe, cosa pensa del pubblico manifesto di delusi del centrosinistra a favore di Lettieri?
<<Non entro nelle storie personali. Ma il trasformismo, non sorretto da scelte ideali, non mi piace. Vedo vere e proprie transumanze. Oltretutto d aparte di chi si è accorto che la sinistra ha governato male, dopo aver governato insieme a loro>>.

L’impegno di Lettieri ad ottenere una legge speciale?
<<Inutile, forse anche dannosa. Le inchieste sulla cricca dimostrano che le iniziative che contemplano poteri di deroga attivano alcuni appetiti non sani. e poi. Il sindaco Iervolino ha avuto poteri speciali in materia di traffico, chi se n’è accorto?

Rispetto alle divisioni attuali della sinistra, si è mai pentito del suo “no” dato a tutti i partiti del centrosinistra, da Pd a Idv?
<<E’ ovvio che il mio rifiuto poggiava su analisi che restano fondate, ma qualche rammarico ogni tanto… A volte mi chiedo se una scelta diversa avrebbe potuto avere qualche effetto positivo sulla città>>.

Lei è di Giugliano. Se votasse a Napoli, saprebbe con certezza su chi andare?
<<Oh, sì. Andrei dritto a dare il mio voto a uno. Non dico a chi>>.

Scuola e legalità: un incontro con il Dott. Cantone. Sala Galatea Stazione Marittima di Napoli, giovedì 24 febbraio 2011 ore 17.00.

Scuola e Legalità. Un binomio indissolubile.
La Cultura, quale argine primo avverso quel consenso, di cui si alimentano le mafie.


Un tema da sempre caro a Raffaele Cantone, a sua volta amato da insegnanti e studenti d’ogni città, classe ed istituto.
Perchè il Magistrato riesce ad arrivare loro immediato, mostrandogli quegli esempi di vita che più di ogni discorso retorico, mettono radici, nell’anima di chi ascolta.

La sua esperienza di Uomo e Magistrato;  la sua vita: il più grande degli esempi.

Si discute del ruolo della scuola, nel contrasto alla illegalità, giovedì 24 febbraio 2011, alle 17.00.
Appuntamento presso la Sala Galatea – Stazione Marittima –  Napoli, piazza Municipio.

Lectio Magistralis del Dott. Cantone per inaugurare una serie di iniziative promosse dal Dipartimento Scuola del Partito Democratico in alcune città, per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Interverranno al dibattito: Angela Cortese, consigliere regionale del Partito Democratico e Francesca Puglisi, responsabile scuola presso la segreteria nazionale del Partito Democratico.

L’Associazione “Contro le mafie”, presente all’evento, vi racconterà ogni dettaglio, attraverso immagini e parole.