Con una missiva di lunedì scorso, 16 gennaio, il Governo, previo accordo con la Regione Campania, le Province (soprattutto quella di Napoli) ed il comune capoluogo, ha risposto alla messa in mora dell’Unione Europea sulla questione rifiuti.
E’ documento che merita una lettura attenta, ben scritto, pieno di dati e notizie molto interessanti, ma anche di spunti di riflessione e di ragioni di preoccupazione.
Da cittadino campano l’augurio è che sia capace di convincere l’Europa a bloccare la procedura di infrazione.
Ed evitare, quindi, l’irrogazione di una pesante sanzione pecuniaria che darebbe un ulteriore colpo all’immagine internazionale del Paese.
Del contenuto della lettera si è scritto abbastanza sui giornali napoletani, ma prima di commentare qualche passaggio di essa è opportuno molto sinteticamente ricapitolare il tutto, partendo dalla contestazione mossa dall’Unione: l’Italia, venendo meno ad una serie di obblighi contenuti in direttive comunitarie, non ha adottato per la Campania le misure necessarie ad assicurare che i rifiuti siano recuperati e smaltiti senza pericoloper la salute e senza pregiudizio per l’ambiente.
Con una puntuale difesa si indica, in primo luogo, quanto effettivamente fatto da tutte le Istituzioni negli ultimi mesi per uscire dall’emergenza, ma soprattutto si propone la road map (si spera l’ultima della serie!), ciò che è necessario ancora fare, perchè si è onestamente consapevoli che la strada da percorrere è molto lunga e non certo agevole.
I punti programmatici sono abbastanza scontati e cioè l’apertura di nuove discariche, soprattutto nella provincia di Napoli, la costruzione di altri termovalorizzatori e di impianti per il compostaggio, l’aumento della raccolta differenziata; nella fase interlocutoria, il trasferimento di parte dei rifiuti fuori regione e/o all’estero.
Al di là di un eccesso di ottimismo sui tempi previsti (che cozza con la lentezza con cui fino ad ora si è proceduti), sarebbero non pochi i punti critici enucleabili; basta qui evidenziarne uno che attiene ai nuovi termovalorizzatori; nell’impostazione del governo ne vanno costruiti altri quattro, oltre quello di Acerra (che con sollievo – si legge – funzionare a pieno ritmo e rispettare pienemanete i parametri); in particolare, tre dovrebbero essere utilizzati a regime (e cioè uno a Caserta, uno a Salerno, uno a Napoli est); il quarto, da impiantare a Giugliano servirebbe a bruciare le ecoballe sistemate in passato in modo scriteriato ed abnorme in luoghi che, con termine edulcorato, vengono definiti “siti di stoccaggio provvisorio”.
Prescindendo dai possibili rischi di proteste popolari che potrebbero allungare i tempi, il documento tace completamente sull’opposizione nettissima del comune di Napoli, i cui vertici hanno persino deciso di vincolare le aree per tentare di impedirne la costruzione. Viene considerato, forse, un non problema?
Ma è sulle discariche in provincia di Napoli che sorgono le maggiori preoccupazioni.
A pagina 10 della missiva, si dice testualmente: “Il commissario straordinario ha eseguito uno screening su tutte le cave della provincia di Napoli.. e le risultanze del monitoraggio hanno consentito di selezionare almeno sei siti per aree omogenee della provincia, portando all’approvazione dei progetti preliminari di riqualificazione delle cave”. Si aggiunge, poco più avanti, che i siti avranno una capacità di stoccaggio di rifiuti di “un milione di tonnellate”!
Sarebbero, in pratica, stati trovati sei luoghi idonei a scaricare, in una provincia in cui negli ultimi anni non si è riusciti a trovareneanche un buco! Si tratterebbe, in particolare, di “cave” da “riqualificare”.
Le due parole, utilizzate quasi en passant, a ben riflettere rischiano, invece, di diventare il cavallo di troia di altro.
Quanto alla prima (“le cave”), le preoccupazioni principali riguardano il pericolo di infiltrazioni camorristiche; in un passato recente, soggetti vicini a potenti clan sono riusciti ad acquistare in anticipo siti a prezzo vile, rivenduti all’allora struttura commissariale, con ingenti guadagni, approfittando anche dei minori controlli connessi all’emergenza. Proprio memori di quell’esperienza, non si dovranno certo utilizzare i poteri straordinari per bypassare i controlli antimafia!
L’altra, “la riqualificazione”, il cui significato semantico è chiaro sembrerebbe un termine fuori luogo nel contesto del documento all’Europa dedicato alle discariche.
Sorge un pericoloso sospetto; si tenterà forse di far passare, anche per evitare sollevazioni popolari, come interventi di riqualificazione il riempimento delle cave con materiali provenienti dalla lavorazione dei rifiuti? Questi materiali sono quella famosa “frazione biostabilizzata” nota come “compost fuori specifica”, sulla cui non dannosità molti studiosi avanzano dubbi (e che comunque gli Stir della Campania non producono)?
E’ necessario sul punto chiarezza, non nascondendosi dietro le parole; bisogna che si sappia cosa si vuol fare e come farlo; il tutto dovrà avvenire con massima trasparenza, non dimenticando mai che la tutela della salute dei cittadini, che è anche l’obiettivo perseguito dall’intervento sanzionatorio dell’Europa, deve rimanere al primo posto.