Nell’ultimo mese ho ricevuto numerosissimi sms, telefonate o richieste fatte a voce che contenevano tutte più o meno la stessa domanda:”Dobbiamo andarcene, dalla Terra dei Fuochi?”. In molti casi, alla domanda si aggiungeva una precisazione non da poco: “Abbiamo figli piccoli e siamo terrorizzati”. Voglio provare a rispondere a queste richieste non come magistrato, né tantomeno come tecnico del diritto, ma come cittadino che abita (da sempre) nel cuore della zona ritenuta maggiormente inquinata, per raccontare la mia esperienza e per portare ancora una volta alla luce il livello incredibile di paura e di preoccupazione che serpeggia fra tanti abitanti. Le fotografie di tanti bambini (e non solo) morti per malattie oncologiche, mostrate nel corso di una delle maggiori manifestazioni di protesta dell’ultimo periodo, hanno evidentemente avuto un effetto profondo ed indelebile.
Chi mi rivolgeva il tremendo quesito, se fosse ormai ora di emigrare, lo faceva perchè pensava che io avessi risposte o dati certi. Nella maggior parte dei casi, credo, che ci sia un impagabile desiderio di rassicurazione. Confesso che ai primi amici ho risposto con un po’ di sicumera: “Io non ho intenzione di andar via; questa è la mia terra dove sono nato e a cui sono, malgrado tutto, legatissimo e non la lascio”. Ammetto, però, che nel corso dei giorni ho cominciato ad abbandonare questo mio atteggiamento un po’ troppo fideistico ed il tarlo del dubbio mi ha portato, in certi momenti, a dirmi: già lavoro a Roma, posso allora anche io decidere di cambiare vita; tante volte – mi sono ancora detto – per ragioni diverse, questa idea mi era balenata e potrebbe essere arrivato il momento di rompere gli indugi.
Si è trattato, in verità, solo di momenti. Perchè, con tanti più dubbi di prima, rimango ancora saldo nella mia posizione iniziale; resto, non perchè intendo sfidare alcunchè (anzi, da buon napoletano scaramantico, faccio i dovuti scongiuri), ma perchè mai come in questo momento, è indispensabile continuare a vivere qui, per provare a cambiare queste terre, approfittando di un momento di grande partecipazione anche emotiva di tante persone, che finalmente si stanno rendendo conto che i criminali che qui hanno spadroneggiato, hanno fatto danni a tutti.
Ma questa motivazione personale, tutto sommato ideologica, pur forte, lascia molti interrogativi aperti anche in chi non si fa impressionare dalle indicazioni profetiche di qualche pentito che sembra Nostradamus, quando annuncia la prossima fine del mondo, né tantomeno da dati di scarso valore scientifico e tecnico snocciolati da alcuni catastrofisti, che si stanno conquistando grande audience in questo periodo.
Il bisogno di informazioni è oggettivo. Queste non devono essere necessariamente rassicuranti, ma assolutamente il più vicino possibile alla verità. L’assenza di notizie ufficiali, infatti, finisce per alimentare ancor di più voci incontrollate ed un terrore del tutto irrazionale.
Provo ad ipotizzare alcune delle domande chela gente si pone: c’è un aumento effettivo, di malattie oncologiche, collegate a fenomeni di inquinamento? Ci sono rischi, nell’ingerire prodotti provenienti da queste terre?
L’acqua è davvero, potabile? Quali e quanti, sono i terreni inquinati? E da quali materiali? Su queste domande occorrono risposte delle autorità certe, condivise e confermate nel tempo.
Ieri, il Governo ha finalmente varato l’atteso decreto legge sulla Terra dei Fuochi. Dalle anticipazioni dei giornali, sembra che il provvedimento di urgenza spazi opportunamente su più fronti, da quello repressivo degli sversamenti abusivi e degli incendi di rifiuti tossici e pericolosi, a quello più squisitamente preventivo, con l’individuazione e la perimetrazione dei luoghi inquinati sui quali eventualmente vietare alcune coltivazioni e poter poi provvedere alle bonifiche. Si tratta di una legge che va nella giusta direzione ed è il primo atto con cui il governo scende in campo in modo concreto e fattivo sulla questione.
Certo, proprio perchè complesso, il decreto merita di essere approfonditamente studiato ed in questo senso bisognerà anche attendere la conversione in legge per comprendere gli eventuali emendamenti apportati nella fase parlamentare. Ci sarà, quindi, occasione per poter, in modo più preciso, ritornare su di esso anche per stimolare eventuali correttivi e miglioramenti.
Il decreto varato ieri era di certo indispensabile, male risposte agli interrogativi che le persone si pongono, lo sono ancor di più. Non si possono lasciare tanti cittadini disorientati: è un diritto di tutti, sapere e capire. Anche perchè conoscendo, si può ancora prevenire ed evitare eventuali altri disastri.